Qualche mese fa sono stato raggiunto da una mail del papà di Vicenzo che mi manifestava il desiderio di dedicare un libro alla non breve vita atletica di suo figlio e la mia sorpresa fu quella che avesse scelto me, un ex runner e scrittore poco noto a livello nazionale pur con due libri alle spalle, per realizzare il suo sogno. Iniziò ad inviarmi il materiale degli episodi più significativi che raccontavano il percorso di un atleta non sempre vincente anche se con ottimi piazzamenti e tempi. Non il ritratto di un inarrivabile atleta bensì quello di un corridore innamorato della corsa che deve convivere con problematiche comuni a molti giovani della sua generazione: difficoltà a trovare un posto di lavoro stabile, l’arrabattarsi per coltivare la sua passione per la corsa, lo sguardo rivolto fuori dal nostro paese per ricercare una possibile soluzione lavorativa. Un giovane a cui non sono bastati sacrifici e i tanti anni di dedizione per sfondare, per affermarsi al top, per imprimere una decisa svolta al suo percorso di atleta. Una carriera peraltro segnata da numeri di tutto rispetto: partecipazione a 600 competizioni, ben 350 vittorie e due maglie azzurre nella corsa in montagna. Quasi 53.000 i chilometri percorsi tra allenamenti e gare; per rendere l’idea all’incirca una volta e mezza la circonferenza del pianeta terra.
Purtroppo il sogno del libro si è infranto contro le inesorabili leggi di mercato a cui non interessano le vite normali di atleti seri e preparati per cui l’editore ha detto no ad una narrazione non connotata da episodi spumeggianti che avrebbero colpito il lettore.
Mi spiaceva però non aver potuto contribuire, anche per miei limiti, a realizzare il sogno di papà Fiore. Ho così deciso di “risarcirlo” in qualche modo con la pubblicazione su questo sito di una intervista a suo figlio. E’ ricca di contenuti tecnici e spunti interessanti che consiglio ai miei lettori di soppesare con cura condividendone l’impostazione complessiva.

Vuoi provare a definirti in poche righe? “Che razza di runner sei“?

Pratico sport ormai da 23 anni ed il principale obbiettivo è quello di divertirmi sempre; quando si perde la voglia di divertirsi e mettersi in gioco purtroppo è finita! Detto questo mi definisco un runner polivalente, prediligo percorsi mossi su terreni compatti, quindi gare su strade impegnative, corse in montagna e trail, soprattutto ultimamente. Non disdegno le gare in pista (5000 e 10000) anche se con questa specialità ho un rapporto di amore e odio dovuto agli infortuni che mi ha causato. Dopo 23 anni mi definisco maratoneta/scalatore.

La tua breve vita, che auguro possa essere lunga e felice, è stata sinora quasi interamente spesa “nella passione per la corsa“. Qual è la motivazione che ha indotto in Te questa scelta così totalizzante?

Lo sport per me è sempre stato fondamentale come educazione personale e disciplina. Quando ti alleni due volte al giorno devi stare attento a ogni minimo particolare; ti rendi conto, con il passare del tempo, che non puoi più fare a meno di quell’abitudine che si è insinuata dentro di te. Aggiungo inoltre che in questi anni mi sono dedicato all’atletica sia a livello “pratico” che “teorico” e ho avuto modo di imparare ed insegnare molto ; ecco perché a tutt’oggi sono inseparabile da questo sport.

C‘è, secondo il tuo parere, una metodica che nessun runner può permettersi di trascurare? Vuoi spiegare perché? Per contro puoi indicarne una da usare con cautela?

Una metodica molto allenante, allo stesso tempo rilassante ed utile al conseguimento di un buon risultato finale sono i lunghi; aiutano a sviluppare la resistenza dell’atleta mentale e fisica. Correre per 20/30 km allo stesso ritmo potrebbe sembrare non così allenante; vi posso però assicurare che, invece, è molto allenante! Un metodica da usare con cautela è costituita dai lavori specifici su pista, quelli definiti “veloci” che certamente aiutano a sviluppare una buona qualità nella corsa ma se svolti male e ravvicinati nel tempo portano l’atleta ad un sovrallenamento e, automaticamente, ad una perdita graduale della forma. La sensazione fisica sarà quella di avere muscoli preparati e, allo stesso tempo, stanchi e provati.

Di recente ho letto un articolo scientifico, tratto dalla letteratura Cochrane e citato da Antonella Viceconti sul sito trailrunning.it riguardo allo stretching molto critico al punto da sconsigliarlo ai runners. Siccome ogni giorno mi capita di vedere atleti ed amatori che lo praticano vorrei sapere se tu lo consigli e perché?

Io consiglierei la pratica dello stretching occasionalmente e con un fine rilassante. Personalmente non ho mai tratto alcun beneficio da questa pratica, anzi, le poche volte che ho eseguito esercizi di stretching mi sentivo ancora più duro e legato; ovviamente sono sensazioni soggettive ed ognuno in base alle proprie esigenze e al tempo a disposizione può inserirlo nel “dopo allenamento” oppure nel “dopo gara” come recupero e rilassamento muscolare.

La figura dell’allenatore è decisiva pe ottenere risultati di rilievo tecnico o è possibile fare da se? Puoi farci conoscere la tua opinione partendo dalla tua esperienza?

L’allenatore riveste un ruolo importantissimo ed è una figura necessaria ad un’atleta per evitare di commettere errori e cercare di arrivare alle competizioni programmate in buona condizione. Sono stato seguito da diversi allenatori in passato ma dopo diversi anni ho preferito dipendere totalmente da me stesso, cercando di allenarmi sulle sensazioni e non sulle tabelle e, credetemi, dopo anni è proprio il corpo e la mente che lo richiedono. Per i giovani emergenti però è fondamentale avere un allenatore e lo consiglio a chiunque voglia iniziare con il running.

Nella tua preparazione quale posto occupa l’allenamento mentale?
Prevale o è meno importante dell’aspetto fisico?

L’allenamento mentale negli ultimi anni è diventato fondamentale per me; per dare una indicazione di massima dedico il 40% all’allenamento fisico e 60% all’allenamento mentale perché ho notato che mi ha fornito la famosa “sesta marcia”. La testa è tutto nel running; ti permette d’affrontare di petto momenti di crisi, di sconforto di dolore fisico ed è fondamentale per riuscire a portare a termine una competizione di livello e ottenere il meglio dal proprio fisico.

Pensi di appartenere alla categoria dei runners che in gara riescono a far meglio che in allenamento o piuttosto ti esprimi meglio in singole fasi della tua preparazione ?

Prediligo e preferisco differenziare l’allenamento dalla competizione. Affronto l’allenamento con serietà e dedizione senza spingermi al 100% come se fossi in gara. Per scelta mi alleno da solo e spesso cerco di ascoltarmi e capire se c’è qualcosa che non va. In passato mi disperavo quando qualche allenamento non riusciva al 100%, oggi, con più maturità, cerco di capire cosa non ha funzionato e provo a metterlo a posto. In gara invece mi trasformo e mi carico; la competizione mi piace e, soprattutto, negli ultimi tempi, preferisco lo scontro diretto con l’avversario piuttosto che guardare continuamente il cronometro per guadagnare secondi o minuti e arrivare prima. Lo scontro diretto favorisce sempre il miglioramento dell’atleta.

Indica i pro ed i contro dell’allenamento in solitaria e di quello in compagnia di altri atleti.

Da 23 anni pratico questo sport in solitaria, poche volte mi sono allenato in compagnia. Se devo proprio pronunciarmi preferisco quello in solitudine, perché riesco a concentrami, a pensare a tutte quelle cose che durante la giornata non riesco a trovare il tempo per focalizzarmi come sogni futuri, ambizioni ed altro. Mi accade in questa modalità di riuscire, addirittura, ad indirizzare la mia attenzione su un’aquila che volteggia sopra di me mentre corro facendomi venire i brividi lungo la schiena dall’emozione. Si prediligo questo tipo di allenamento!

C’è una persona che “non dimenticherai mai” ed a cui “devi” una parte della tua crescita tecnica?

La persona a cui devo tutta la mia evoluzione atletica è mio padre Fiore, primo tifoso, sostenitore morale e grande amante dell’atletica leggera. Insieme a lui sono riuscito a crescere sin dalle prime uscite da ragazzino. E’ sempre stato presente e quando ho bisogno di un supporto per i miei allenamenti lui c’è sempre; soprattutto fa quello che gli dico senza opporsi ed è quello che a me serve per continuare a migliorare. E’ il mio supporto tecnico a tutto tondo!

Esiste una strategia per riuscire a portare avanti intensi allenamenti per anni anche bigiornalieri e ed uscire indenni dai classici infortuni dei podisti? Dalla biografia dei grandi fondisti e mezzofondisti è difficile trovarne uno “sano alla meta”. Perché?

L’atletica è uno sport molto traumatico, gli allenamenti sono duri ed estenuanti e se si vuole competere ad alti livelli è necessaria continuità, non è facile mantenere una buona condizione per molto tempo. Se si spinge troppo o se non si programmano mai dei periodi di rigenerazione si rischia di incappare in infortuni fastidiosi. Una strategia che sicuramente aiuta l’atleta a risparmiarsi qualche infortunio è quella di diversificare la preparazione, praticando altri sport che si legano in qualche modo al running: nuoto e bicicletta.
Personalmente negli ultimi due anni sono riuscito ad inserire allenamenti in piscina ed in bici e devo dire che i risultati sono stati positivi preservando il fisico da infortuni. Negli ultimi cinque anni ho vinto mediamente quindici gare l’anno senza più incappare in gravi infortuni: un miglioramento sotto questo punto di vista rispetto al passato.

Sono sicuro che sei un atleta “pulito” riguardo al doping purtroppo diffuso anche a livello amatoriale. Cosa pensi degli atleti che ricorrono a tali pratiche?

Il doping è da sempre una brutta bestia da sconfiggere e neutralizzare. A mio avviso non c’è ancora ne la voglia e ne i mezzi per contrastare in maniera equa questa problematica. Controlli sbagliati, nei momenti sbagliati e alle persone sbagliate non porteranno a sconfiggere questo cancro dello sport. Detto questo penso che gli atleti che fanno uso di sostanze dopanti non abbiano capito il concetto di sport, della sua bellezza ne l’importanza di una sana pratica sportiva. Oggi la priorità non è più assaporare il piacere di confrontarsi con se stessi, ma il dover a tutti i costi battere l’avversario, apparire sempre in super forma agli occhi di tutti, ma lo sport non è solo questo, è molto altro!!!

Madre natura, allenamento regolare e ben organizzato, preparazione mentale, giusta alimentazione, assistenza di un eccellente coach, ambiente societario di qualità. Prova a mettere in ordine gerarchico questi elementi che concorrono a trasformare un normale runner in un top runner.

Madre natura ovviamente al primo posto, le doti sono importanti quando si pratica uno sport ad alto livello ma credo molto nell’allenamento mentale e nel giusto allenamento fisico al pari di un’alimentazione bilanciata e, infine, una buona società alle spalle capace di coinvolgerti e suggerirti le giuste competizioni da mettere a calendario. Dal mio punto di vista mi permetto di aggiungere anche due elementi che non vengono posti nella domanda: vivere in una grande famiglia e disporre di tanta tranquillità; con queste due componenti sarà possibile per l’atleta raggiungere risultati da top runner!