Nuova metodica per determinare i corretti valori delle frequenze cardiache per sostenere in sicurezza lavori atletici adatti all’età ed al sesso

Al termine del mio libro Essere Corsa nuova edizione Del Faro, pagina 285, si trova una tabella contenente i valori della massima frequenza cardiaca determinati con il parametro dell’età con tre metodi: Karvonen senza la variabile frequenza cardiaca, TanakaKarvonen utilizzando la variabile frequenza cardiaca, quella rilevata al mattino appena svegli. Prendevo inoltre in considerazione tre livelli di impegno fisico: 1. Basso 2 Medio 3 Alto. Al livello 1 applicavo una percentuale del 60% al valore massimo di frequenza cardiaca seguita da un 75% ed un 85%. Le rispettive percentuali riflettono una impostazione   prudente e si collocano nel solco della filosofia che sta alla base del libro rivolto a persone che vogliono ricercare il piacere nella corsa senza giungere a livelli esasperati d’impegno o che ricercano qualcosa oltre il benessere fisico. D’altronde atleti motivati e competitivi hanno altri obiettivi e fanno riferimento a preparati allenatori.

In questi giorni mi sono riproposto di rivedere le formule per capire se erano ancora valide, seppur in presenza di riscontri positivi da parte di molti runners che le hanno sperimentate in questi anni, ed adatte per conoscere il limite a cui collocare i valori della frequenza cardiaca durante l’allenamento. Mi sono così imbattuto in due interessanti articoli:
https://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(14)00796-4/fulltext
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCULATIONAHA.110.939249

che mi hanno fatto capire come i valori di massima frequenza cardiaca andassero declinati per sesso e non prescindendo da esso. Ho così scoperto, purtroppo un po’ tardivamente, dell’esistenza di questi studi basati su un campione statistico non solo maschile come i precedenti metodi indicati più sopra. Il più recente fa capo ad una dottoressa canadese, Martha Gulati, ed si basa su un campione statistico di 5427 individui che hanno partecipato al progetto “St James Women Take heart Project” iniziato nel 1992 nell’area di Chicago e pubblicato nel 2010.  I risultati hanno permesso di definire una nuova formula per l’universo femminile ed è la seguente: Massima frequenza cardiaca = 206 -0,88 * (età). Rispetto ai soggetti solo maschili si ottengono valori inferiori; ciò significa che le donne non dovrebbero far riferimento ai valori maschili normalmente più elevati. Nello specifico per età da 35 a 70, impegno medio, questi ultimi   sono, mediamente, superiori del 13% circa.

Sulla scorta di queste considerazioni ho provveduto a calcolare i valori secondo la formula Gulati per donne (il campione statistico su cui è basata la ricerca si riferiva a soggetti oltre i 35 anni per cui i valori sono particolarmente significativi per donne aventi un’età di 35 anni ed oltre anche se per età inferiori il metodo dovrebbe risultare egualmente valido) e rivedere i precedenti elaborati e da me pubblicati su Essere corsa.

Assumendo come base i dati contenuti in Essere corsa ho proceduto nel modo seguente: i valori Karvonen, senza frequenza cardiaca, sono stati assunti come membri di una media aritmetica ponderata attribuendo  peso 1, quelli di Tanaka con   peso 2 ed, infine, Karvonen con la variabile frequenza cardiaca il peso 3 (*) ottenendo un valore sintesi proveniente da una media aritmetica ponderata e successivamente declinato secondo le percentuali prima indicate. In sostanza non troverete più il 60% di Karvonen, Tanaka e Karvonen con frequenza ma unicamente un 60% sintesi della media aritmetica dei singoli metodi.  Se proprio si vuol dare un nome a questa sintesi, esclusivamente di tipo matematico, potremmo denominarla: Massima frequenza cardiaca ponderata.

Il vantaggio di questa nuova elaborazione permette di non disperdere l’attenzione sui singoli metodi di calcolo della massima frequenza cardiaca e concentrarsi solamente su tre valori: 60%; 75% ed 85%. Per cui, conseguentemente allego: A) Una  tabella per uomini   con due opzioni: a) frequenza cardiaca a riposo pari a 56 b) frequenza cardiaca pari a 72 battiti per minuti per atleti uomini. B) Una nuova  tabella  per donne.  


(*) Il valore dei pesi riflette l’importanza che attribuisco ai singoli metodi. E’ evidente che il peso 3 per  Karvonen premia  la  variabile frequenza cardiaca a riposo trascurata peraltro dalla Drsa M. Gulati. Ovviamente tutta l’elaborazione, pur corretta sul piano statistico, risente di scelte soggettive spiegate all’inizio.