Tecniche mentali per correre e vivere meglio

Già con il testo “ESSERE CORSA” avevo dedicato più di una attenzione alle metodiche rivolte al fisico ed, in parte, a quelle mentali essendo convinto, partendo dalla mia esperienza, quanto sia importante il ruolo della mente nel running com’ è dimostrato da esempi storici famosi come quello, esemplare, di Roger Bannister (l’uomo che nel 1954 per primo impiegò meno di 4 minuti per percorrere un miglio facendo affidamento sulla forza mentale abbattendo il record prima nella “sua testa” e, poi, sul campo d’atletica) nonché dal diffondersi di una nuova figura che motiva gli atleti di diverse specialità sportive: il mental coach , il preparatore mentale che affianca il tradizionale allenatore.
Avvalendomi, come detto, della mia lunga esperienza di podista sia agonista che amatore, da insegnamenti di maestri espressione di una millenaria cultura come quella tibetana, della pratica di meditatore principiante, di letture sul tema e da ultimo, ma non meno importante, dell’ispirazione proveniente da un testo, davvero impareggiabile, in lingua inglese “Running with the mind of meditation“ di Sakyong Mipham(*) ho voluto cimentarmi su un argomento impegnativo ed impalpabile: attivazione di alcune delle tante qualità psichiche della mente umana per potenziare e qualificare la corsa di resistenza. Conosco l’ambiente del running da troppi anni : quando iniziai a correre, agli inizi degli anni sessanta, questo tema non era nemmeno considerato dagli allenatori e nemmeno dagli atleti stessi anche se più volte mi ero chiesto come mai forti e brillanti compagni di allenamento perdevano spesso in gara tutto il loro smalto atletico finendo staccati o spesso ritirati. Con gli anni iniziò a farsi viva la psicologia applicata allo sport anche se solo negli anni recenti autori come Trabucchi, Longoni, Speciani nonché runners nei loro blog ositi hanno iniziato ad affrontare con originalità il rapporto tra mente e prestazioni.
Ho provato, pur con evidenti limiti, a portare il mio contributo mettendo al centro delle mie argomentazioni la consapevolezza evitando di cadere nel dualismo corpo mente ; proponendomi piuttosto di ricercarne la necessaria sincronia, l’agire all’unisono di queste due entità così diverse nella loro composizione. Solo con una mente stabile e non distratta ed un fisico ben allenato si riuscirà a correre completamente dissolti nella corsa sino al punto di vivere un momento mirabile ove non è possibile identificare né il corridore né la corsa: solo un unicum movente espressione di una consapevolezza allo stato puro.
Per realizzare questa qualità, questo correre eccelso che vorrei qualificare come “corsa perfetta” occorre salire un gradino impegnativo: diventare alleati della nostra mente, saper contare su di essa ed attingere alla sue infinite potenzialità, scoprirne il suo funzionamento.
Tutti comunque, seppur a livello inconscio o con barlumi di conscio ricerchiamo o abbiamo ricercato questi momenti: tanti podisti, sempre più spesso, continuano a dirmi che, addirittura, non possono più fare a meno del loro momento corsa, della assodata capacità di rigenerare una testa stanca o afflitta da problemi del vivere quotidiano . Dire che la corsa è terapeutica non è una affermazione azzardata. Potrei addirittura spingermi ad affermare come, a determinate condizioni, possa diventare un farmaco invisibile alla portata di tutti. Lo posso enunciare avvalendomi anche di una recente esperienza che sto vivendo con ragazzi autistici a Torino e Pinerolo. Ebbene alla fine dei loro allenamenti o durante una fase della loro corsa spesso i loro volti cambiano espressione; diventano distesi e quasi sorridenti comunicando al sottoscritto, ai loro istruttori un momento di benessere interno loro così chiusi in sé stessi e poco mimici.
Ho quindi provato a delineare un ideale percorso caratterizzato dai vari capitoli per esplorare il tema partendo da quattro basilari considerazioni e due fondamentali domande che troverete nelle prime pagine del libro e proseguendo con i seguenti argomenti:

  • Come sviluppare consapevolezza camminando
  • Meditare contemplando il proprio respiro
  • Praticare la visualizzazione
  • Coltivare la propria autostima
  • Usufruire del riscaldamento mentale
  • Ricercare una continua e stabile consapevolezza
  • Provare a meditare correndo
  • Dotarsi di una motivazione o mettersi alla sua ricerca
  • Esercitarsi nel pensiero positivo
  • Affidarsi alla forza di un mantra
  • Affrontare la fatica con nobiltà

sino a riuscire a creare un ambiente mentale ottimale multivariato ( costituito da più componenti psichiche) in grado di farci apprezzare la corsa nell’intimo midollo o, per chi vuole misurarsi in traguardi agonistici ambiziosi, raggiungere quanto ha programmato con cura e determinazione.
Termino ringraziando l’editore Paolo Fusta che ha creduto da subito in questo testo ed i suoi validi collaboratori Matteo e Cristina senza i quali il libro non avrebbe trovato una adeguata veste grafica.


(*) Lama tibetano, leader della comunità Shambhala, esperto runner che ha disputato ben 9 maratone).