Nadia Cappai – Del Faro Editore

Premessa

La recensione di questo bel libro era stata inserita, qualche anno fa, nella sezione libri del forum Runners per caso oggi definitivamente chiuso (23 Maggio 2011).

Da poco sono venuto a conoscenza dall’autrice che il testo è stato rieditato, corretto; ipotizzo sicuramente migliorato rispetto alla prima edizione contenendo, tra l’altro il commento di Pupi Avati, noto regista, sceneggiatore, produttore cinematografico nonché scrittore.

La ripubblico volentieri essendo l’attuale intento dell’autrice quello di destinare il ricavato del libro a favore dei rifugiati palestinesi in Libano. A tal proposito verrà organizzato un evento ad Alpignano il 29 Giugno pv a cui mi riprometto di partecipare.

Recensione

Questo volume l’ho scoperto al Salone del Libro di Torino parecchi anni fa girovagando tra gli stands di Editori cosiddetti minori che svolgono il prezioso lavoro di far conoscere testi poco pubblicizzati sovente editi da autori completamente sconosciuti al grande pubblico che, nell’ occasione, spesso sono presenti fisicamente. Fu così che ebbi modo di conoscere l’autrice Nadia Cappai attirato dalla copertina del suo libro.   

La mia mente, praticante e amante della corsa, aveva associato un contenuto sportivo e fu il motivo per cui mi affrettai ad acquistarlo. Raffigurava una giovane ragazza mentre sviluppava una possente falcata in un’anonima pista di atletica leggera sicuramente impegnata in una corsa di velocità. Coglieva la fase del volo, quel magico momento quando il corridore con entrambi i piedi perde il contatto con la terra. L’autrice, cortesemente, si affettò a comunicarmi che il contenuto non riguardava la corsa. Nel mio intimo continuavo, però, a pensare che quella iconica immagine dovesse avere una qualche attinenza con lo speciale mondo dei runners  e ne ebbi conferma quando giunsi al sesto capitolo dopo aver letteralmente divorato i primi cinque. Ho così scoperto come il contatto e la pratica di una specialità dell’atletica leggera riguardava la protagonista, Marta. Un finale in qualche modo da me intuito ove la mini atleta   si misura sulla corsia della pista di atletica leggera attigua allo stadio comunale di Torino. Proprio sulla rossa tenninsolite si scrolla di dosso ciò che, gelosamente, teneva rinchiuso in un invisibile bozzolo: il suo breve e complesso vissuto.

Scopre di essere capace di vivere il presente, il qui ed ora, di affrontare con forte determinazione la realtà che il quel momento assumeva le sembianze di una gara di velocità, la massima prevista in pista. Finalmente si sente libera in grado di librarsi in alto dove il suo amato papà Nanni, tenendola amorevolmente sulle sue ginocchia, le aveva raccomandato di tendere. “Occorre salire lassù con imprese eccezionali in cui si crede”.

Non mi soffermerò sull’intera trama di questa storia o “fiaba moderna” secondo i punti di vista pur propendendo per la seconda alternativa. Si, perchè questo libro ci prende per mano e ci guida ad incontrare “sentimenti genuini,” le cose buone che danno sapore alla vita pur costellata da qualche sofferenza e dolore. Ci riporta, delicatamente, a riscoprire il buono della vita che ciascuno di noi, seppur in modo diverso, ha in qualche forma gustato nella propria esistenza. Assume, spesso, la forma di sogni che si dileguano, furtivamente, all’alba e ricordano momenti vissuti felicemente con genitori, parenti ed amici.

All’improvviso però Marta in contrasto con queste piacevoli visioni oniriche, arriva a  pronunciare severe parole su:” una città piena di promesse bugiarde che vomitava nel cielo veleno e nelle tasche degli uomini incantati dal luccichio delle lampade al neon, un po’ di denaro e tante, tante illusioni”. Il senso del libro, però, non risulta indirizzato verso il pessimismo come sembrerebbe dal giudizio appena espresso sulla città della Mole.

Il racconto è, invece, costellato da descrizioni di personaggi ricchi di umanità e sensibilità, aperti ai problemi del prossimo e della società, di quadretti amicali e familiari che potrebbero essere inseriti in un racconto per bambini da leggere accanto ad un caminetto, di sera. Almeno questa è la conclusione a cui sono giunto anche perchè il linguaggio che accompagna le tante descrizioni di luoghi e persone, lo stile scorrevole ne rende piacevole la lettura.