Carlo Degiovanni – Fusta Editore

E’ un libro che mi auguro venga adeguatamente esposto nelle vetrine delle librerie:
attirerà sicuramente l’attenzione per la sua originale copertina. E’ infatti riprodotto un pregevole acquarello opera dell’artista Caterina Bruno e vuol rappresentare la selvaggia durezza del Vallone di Subiasco (1) legata a lontane vicende storiche che lo hanno visto protagonista tanto da meritarsi l’altisonante appellativo di “Il vallone degli invincibili”. Il 9 Ottobre 2016 ha avuto luogo, proprio sui suoi sentieri, la prima edizione di un impegnativo trail (2) che svolgendosi prevalentemente su quei luoghi di resistenza di un gruppo di Valdesi ha ereditato il marchio “degli invincibili”: non è stato solo un momento di sport per faticatori, come ama definirli il curatore del testo Carlo Degiovanni, ma anche il tentativo, riuscito, di far incontrare sport e cultura.

Nella parte alta della copertina, a sinistra, è raffigurato certo Henry Arnaud (3) mentre in basso a destra si può osservare un corridore, modernamente denominato trailer. La raffigurazione che abbiamo appena descritto rappresenta il dipanarsi del libro: un territorio che viene percorso dai trailers correndo e, talora, marciando, la segnalazione e descrizione di arrampicate come il monolito di Subiasco, il torrione Rubinella nonché la falesia degli invincibili e, soprattutto, tanta storia locale, spesso poco conosciuta, attraverso la narrazione di Davide Rosso (Gli invincibili del 1686) per concludersi con il racconto di Jean Louis Sappè e Maura Bertin che hanno valorizzato la loro esperienza del Gruppo Teatro di Angrogna per offrirci un testo molto ben documentato oltre al ricordo delle figure di Giosuè Janavel ed il già menzionato Henry Arnaud a cura di Roberto Cagna.

Il volume si conclude con la parte più impregnata di sport e conseguente tecnica nonché umana in quanto Carlo ha voluto essere ecumenico citando tanti atleti che si meritano l’appellativo di invincibili pur suddividendoli in tre categorie. La prima con i racconti di chi ha dimostrato qualità agonistica nell’affrontare di corsa le amate montagne con tre eccezioni (Anna Malanot testimonial dell’associazione Donatori di Midollo Osseo Rossano Bella che, superata la malatta, continua a correre, Michele Cericola che ha “inseguito per anni una vittoria senza mai raggiungerla” e Daniele Cattalin come maestro di sport). Scorrendo i tanti nomi ho avuto modo di constatare come alcuni degli atleti dediti a giri di pista in senso classico non hanno mancato di misurarsi in montagna la cui forza magnetica è dalle nostre parti ancora alta. La seconda rappresenta “il futuro che verrà” ed individua alcuni “futuri invincibili” decisamente promettenti che hanno già messo in evidenza ottme doti tecniche. Nel terzo l’autore ha voluto “rendere merito” ai vincitori del Circuito Internazionale Trail Valle Occitane per omaggiare le centinaia di trailers che oggi fanno vivere uno sport un tempo poco frequentato.
Indubbiamente un apprezzabile testo a più dimensioni, supportato da pregevoli
illustrazioni, che talora manca di un amalgama dovendo mettere insieme materie differenti ma che ha il merito, partendo da un preciso evento sportivo, di andare oltre l’aspetto tecnico di cui è permeato… Sul termine invincibili riferito ai tanti atleti elenca; mi parie si pecchi di eccessiva enfasi nell’uso di questo impegnativo aggettivo. Per i pochi e valorosi resistenti citati dai racconti degli storici l’invincibilità è, senz’altro, termine preciso ed azzeccato. E’ proprio grazie alla loro eroica resistenza, al non arrendersi di fronte ad avversari molto più numerosi ed equipaggia; militarmente, è stato possibile garantire alle future generazioni la possibilità di vivere nelle valli e poter professare liberamente nei citati territori, e non solo, la propria fede religiosa.

PS Tornando agli invincibili atleti, anche per farmi perdonare la benevola critica, espressa poche righe fa, ho provato a misurami in una definizione, sicuramente fine a se stessa, che qui riporto. “Niente e nessuno è riuscito a domare la loro volontà di continuare ad essere dei faticatori, a correre per monti e per valli fino allo sfinimento”. Per questo, nel mio cuore, sono davvero invincibili”.


(1) Il Vallone di Subiasco si trova ai confini tra i comuni di Villar e Bobbio, in alta Val Pellice e racchiude momenti di storia sconosciuta ai più legata al popolo Valdese che su questo territorio ha scritto pagine epiche di resistenza sul finire del secolo XVII. Una storia scritta da un manipolo di uomini, non più di quaranta nei momenti migliori, che seppero tenere testa alla campagna antivaldese messa in opera dal duca Vittorio Amedeo II di Savoia).
(2) Il trail è una corsa in montagna con tante declinazioni efficacemente illustrate sia da Roberto Cavallo (trail e ambiente) che dal progetto sportivo “Run for find the cure” (Trail e solidarietà) e la cui evoluzione trova un escursus storico nell’analisi di Raimondo Balicco (Dalla marcia Alpina alla corsa in montagna).Questo trail si svolge su un percorso di 20 km con 1300 metri di dislivello descritto minuziosamente da pag 11 a pag 22 che inizia e si conclude nel suggestivo seppur minuscolo laghetto del Nais di Villar Pellice.
(3) Proveniente da nobile famiglia protestante resse le parrocchie di Massello, Villar e Pinasca. Quando nel 1685 Luigi XIV revocò l’editto di Nantes proibendo il culto evangelico in tutto il Regno di Francia Arnaud non si risparmia prendendo parte alla difesa di San Germano ove il Catinat fu respinto. Dopo aver assistito alla diaspora del suo popolo costretto a rifugiarsi in Svizzera, in Germani e, addirittura nelle colonie olandesi, lo incita a tornare nelle sue valli. Dopo due tentativi falliti la notte del 27 Agosto 1969 avviene l’operazione glorioso rimpatrio: circa 1000 valdesi e Ugonotti partirono dal lago di Lemanno diretti in Piemonte.