Alex Schwazer – Feltrinelli Editore, Novembre 2021

Con questo libro Alex racconta il suo excursus sportivo: nella prima parte, piuttosto breve, descrive gli allenamenti mattinieri prima di andare a scuola, la bici, l’hockey dedicando tante pagine a quello che più gli sta a cuore: dimostrare la sua innocenza riguardo ad una pesante ed ingiusta squalifica per doping. E’ molto dotato atleticamente, nato soprattutto per marciare e di non comune talento che si è espresso ai massimi livelli sin da un’età molto giovane vincendo a 24 anni l’oro alle olimpiadi di Pechino del 2008 nella 50 km di marcia a cui si aggiungono al suo plamares due bronzi ai mondiali, un oro agli europei e ben nove titoli italiani. La sua giornata si può condensare in due parole: allenamento e riposo. Non un colore né un piatto preferito. Non un passatempo, una passione o un obiettivo che non sia la marcia. Un tipico uomo o atleta ad “una dimensione”. La marcia è la sua vita. Vi trova un senso con un solo obiettivo: vincere. Coerente con la sua filosofia sportiva la definisce” una sinfonia divisa in movimenti con un finale grandioso”. Negli allenamenti vuole strafare contrariamente ai consigli del suo coach quel S.  Damilano con cui convive pur con qualche attrito. Tutto procede bene poi, dopo aver toccato la vetta più alta per un atleta vincere un’olimpiade, inizia una fase buia, a partire dal 2009, decisamente tormentata. Si allontana dal coach, perde la gioia di allenarsi, manifesta guai intestinali, non ha più la fame di risultati.

Approda ad una decisione pericolosa per la sua salute e carriera agonistica: quella di doparsi per poter riuscire a gareggiare alla pari con altri atleti che già praticano il doping da tempo senza essere sanzionati. Si procura direttamente l’ epo in Turchia e lo assume. Subisce, però, un controllo. Trovato positivo viene sanzionato in modo pesante: 4 anni di squalifica. Non prova nemmeno ad inventarsi scuse: ammette subito l’errore allestendo una conferenza stampa. Scelta coraggiosa però foriera di pesanti effetti sul piano personale e sportivo. Da allora, tenacemente, prova a risalire la china per rientrare in nazionale e tornare a vincere in modo pulito ma incorre in un nuovo controllo antidoping che attesta una nuova positività. Da qui inizia la sua dolorosa vicenda lastricata da una serie impressionante di episodi inquietanti allestiti contro di Lui e culminati con la manipolazione dei campioni delle sue urine. Cambia allenatore; prova ad affidarsi a quel Donati da sempre contro ogni forma di doping. Tutti i suoi tentativi di dimostrare la sua estraneità al secondo episodio di doping non portano a nulla. Il legale che lo difende crede fermamente nella sua innocenza e dopo 4 anni di battaglie legali, riesce a dimostrare l’avvenuta manipolazione anche avvalendosi della qualificata collaborazione del colonello Lago del Ris di Parma. Giunge, finalmente l’’ordinanza del Gip che dispone l’archiviazione del procedimento penale pendente nei suoi confronti chiamando apertamente in causa la Iaaf e la Wada. Pesanti le parole usate dal giudice nel motivarla: “un castello di carte costruito ad arte per ingannare con responsabilità precise degli enti coinvolti”. Si, proprio un vero complotto ordito, probabilmente, per aver testimoniato contro due medici della federazione di atletica leggera che avrebbero spinto atleti a doparsi e, poi, successivamente, assolti. Pur in presenza di una sentenza a Lui favorevole non riesce ad ottenere la sospensione della squalifica così come il Tas gli nega la possibilità di una sospensiva del provvedimento.

Alex racconta questa tormentata vicenda con dovizia di particolari e con estrema lucidità senza mai alzare i toni benché gli sia stato impedito con furbizie indecenti di ritornare a gareggiare e sicuramente a vincere. La ragione è sicuramente dalla sua parte anche se rimane una soddisfazione priva di effetti, tipica vittoria di Pirro. Per un solo, seppur grave, errore commesso in carriera e subito confessato pubblicamente è stato messo fuori dai giochi annullando sforzi enormi per tornare a marciare a livello agonistico. Rimane da chiedersi se sarebbe stata scritta una storia diversa qualora non avesse ammesso il proprio errore ricorrendo a furbizie legali o cercando opportune sponde per negare il fatto.  A questo interrogativo non so proprio rispondere. Rimane il suo indubbio coraggio di aver raccontato con questo suo libro come sono andate effettivamente le cose. Di questo come sportivo fermamente contro il doping gli sono veramente grato. Un altro merito è senz’altro quello di aver tenacemente provato a tornare a marciare assumendo comportamenti lineari e trasparenti senza naufragare come persona in uno scenario pesante a livello psicologico. Al tosto Alex, sopravvissuto ad una macchinazione subdola quanto assurda, auguro di poter raggiungere presto quei “nuovi traguardi” che, per ora, non vuole cercare.    


Ps: allego, per i pochi che non conoscono gli enti citati nella recensione, una brevissima descrizione. La Iaaf  è diventata World Athletics e si  occupa dell’atletica leggera a livello mondiale. Tas  Tribunale Arbitrale Sportivo con sede in Svizzera e Wada ( world anti-doping agency).