Continuando il viaggio di conoscenza della realtà pinerolese, dove vivo e scrivo,
oggi incontriamo una iniziativa altruista che ha l’impegnativo compito di dare speranza e sostegno a chi combatte la leucemia.

Nascita e sviluppo dell’Admo

E’ l’Admo di Villar Perosa (To) “Rossano Bella”, Regione Piemonte Onlus, sorta
come comitato per la promozione del dono del midollo osseo nel giugno 1990 ed
che si trova a convivere, in piena salute, con il proprio 21esimo anno di attività anche se i festeggiamenti si sono concentrati per il suo ventennale.
Perché è nato questo “faro di speranza”?
Da un fatto drammatico: un giovane villarese, Rosssano Bella, colpito da leucemia
e, senza poter disporre di un donatore di midollo osseo, pienamente conscio di non aver alcuna possibilità di guarigione indirizza alla sua famiglia una lettera piena di umanità, un vero testamento spirituale ove chiede a parenti, amici, conoscenti di diventare donatori per tentare di salvare chi sarà vittima di questa terribile malattia. Non solo: chiede loro d’impegnarsi per avviare una campagna di promozione per reperire donatori. Con estrema lucidità e coerenza diventa, egli stesso, il primo finanziatore devolvendo i titoli di stato di cui è in possesso, frutto dei suoi sudati risparmi, affinchè siano “usati” per la tipizzazione. del midollo osseo e possa costituirsi, anche in Italia così come in altri paesi del mondo, una banca dati disponibile per reperire donatori compatibili e “poter salvare coloro che stanno soffrendo”.
E’ proprio papà Mario a raccogliere il toccante invito di Rossano ed iniziare, nel
1990, a dare impulso al progetto indicato dal figlio con tanta determinazione e
fiducia. All’inizio riesce a coinvolgere uno sparuto gruppo di amici che si allargherà, fortunatamente, a macchia d’olio sviluppandosi attraverso mirate iniziative e coinvolgimenti di personaggi anche famosi. Una missione che all’inizio sembrava impossibile anche a chi, come Lui, è dotato di un una volontà a prova di diamante. Nel 2010 insieme ai tanti soci è però riuscito a festeggiare il ventesimo anniversario di “amore e solidarietà” dando, tra l’altro, alle stampe un bel volume che racconta gli straordinari ed ordinari momenti di questa associazione che fa parte dell’ADMO Federazione Italia, una vera rete organizzativa disseminata un po’ ovunque nel nostro paese.

Perché questo particolare interesse per l’ADMO su un forum che si occupa sopratutto di avvenimenti podistici, allenamenti, in una parola di sport vissuto in prima persona?

Il primo motivo risiede nel fatto che la vita di questa associazione si interseca, non
episodicamente, nel proprio sviluppo con lo sport. Sfogliando il volume commemorativo dei venti anni d’attività non mi è sfuggita l’immagine di un podista mentre correva felice, Bruno Grana, a cui è dedicato un comitato di Castello di Annone purtroppo ammalatosi e deceduto di leucemia mieloide cronica, ragazzi
della squadra di rugby che effettuano prelievi per la possibile tipizzazione, pulcini
dell’As Parlamento di Cossato che hanno partecipato ad un torneo nazionale
indossando le magliette dell’Admo, artisti Tv che giocano a calcio con gli amici
dell’Admo di Fossano. E poi tante altre belle immagini di squadre di calcio, pallavolo maschili e femminili che sostengono il progetto indossando il logo dell’associazione. Insomma tanti sportivi dal cuore d’oro, grandi e piccoli, uniti in questa unica gara di vera solidarietà, di speranza verso chi è piombato nell’oscurità psicologica di una malattia così grave, gara fra le gare per tentare di salvare vite umane spesso
giovanissime.
Il secondo motivo è più legato alla missione per cui è nato questo forum:
raccontare, condividere quello ciò che i podisti realizzano sulle strade o sulle piste
d’Italia, le loro speranze, i loro interrogativi, ma non solo; anche come agiscono
fuori dalle competizioni di qualsiasi tipo perché la dimensione sportiva è solo un
lato dell’essere umano. Mi è quindi sembrato giusto portare a conoscenza di
questo forum podisti un po’ particolari, capaci di far convivere la passione
sportiva con un impegno all’interno di un’associazione di alta tensione ideale con
ruoli non secondari. Sono due validi runners a cui ho voluto rivolgere qualche
domanda per conoscerli meglio e farveli apprezzare perché, credo, ne valga
proprio la pena in un incontro che si è svolto presso la sede di Villar Perosa
presente l’infaticabile Presidente e Fondatore Mario Bella, presso Casa Marisa. Una
struttura polivalente che funziona sia da sede dell’associazione che come casa di
accoglienza essendo, costituita da alcuni minialloggi, in grado di accogliere, confortevolmente, famigliari dei pazienti oncoematologici provenienti da fuori
provincia durante il periodo di terapia. Così in una tiepida sera di Maggio, al termine della loro giornata di lavoro, ho fatto la conoscenza di Paolo e Massimo donatori attivi, insieme a Davide, che, invece, ha ricevuto la donazione di midollo osseo da una ragazza tedesca.

Chi sono Paolo, Massimo e Davide.

Il primo, non in ordine d’importanza, è Paolo Nota un atleta tendente al brevilineo
dai lineamenti tirati a testimoniare che il suo allenamento è in fase piuttosto
avanzata: ha 29 anni e corre da 17, predilige le corse in montagna come contesto
ambientale a Lui più adatto per esprimersi compiutamente a livello atletico mentre
dichiara di avere poco feeling per il lavoro su pista da cui si tiene alla larga
limitandosi ad “assaggiarlo” talvolta. Si allena tre volte alla settimana prediligendo i
lenti a cui aggiunge, di tanto in tanto, alcuni lunghissimi. Non disdegna le corse su
strada dove, però, non riesce a far valere le sue doti di discreto discesista (leggi
“spericolato discesista” perché quelli come Lui non affrontano le ripide discese di
montagna in modo normale, parola di un vecchio podista), vanta pure un
personale di 1h e 18’ nella maratonina.
MASSIMO LASINA, l’altro podista, invece, ha 45 anni e presenta uno sguardo
penetrante incastonato in una faccia abbronzata dai lineamenti “tirati” che indica,
di primo acchito, una gran capacità a sopportare la fatica e grinta da lavoratore. Corre solo in montagna, da sempre, pur avendo dedicato un breve intervallo al calcio: fa infatti parte dell’Atletica Valpellice da anni orientata, prevalentemente, verso n questo tipo di corse piuttosto in voga nelle nostre valli.
Davide ALASIA non è un runner: è invece un sorridente ragazzo di 19 anni che
gioca a calcio dall’età di 9 anni. Oggi milita nella categoria juniores; ama anche la
bicicletta o, meglio, desidererebbe saltarvi in groppa più spesso se disponesse di
più tempo.
Mi raccontano delle motivazioni che li hanno spinti a diventare donatori: Paolo
spiega la propria scelta dopo essere stato sensibilizzato dalla sofferenza di una
giovane bimba che conosceva anche se, in precedenza, già donava regolarmente il
sangue per l’Avis.
Massimo, proveniente da una famiglia di donatori di sangue, possiede, per
tradizione, la cultura del “donare agli altri” – E’ stato toccato profondamente da
una vicenda personale che gli ha fatto perdere il giovanissimo fratello di leucemia e
considera “un dovere” essere donatore, lui che sta bene.

Essere sportivi, podisti in particolare è un incentivo ad essere donatori?

Chiedo loro se la condizione di runner li ha, in qualche modo, spinti ad una scelta
così impegnativa come il dono del proprio midollo osseo. Entrambi sono unanimemente concordi nel rispondere che non sono stati minimamente influenzata dalla loro condizione di sportivi ma piuttosto dal desiderio di donare con passione, senza remore di alcun tipo con il solo scopo di poter aiutare il prossimo riuscendo a star bene con sé stessi e sentendosi utili. Sostengono, addirittura, di essere avvantaggiati, in quanto atleti, rispetto a persone che non praticano alcun sport e sono donatori perché più abituati alla sofferenza che la pratica sportiva comporta a certi livelli, di avere in qualche modo la mente più preparata a sostenere prove psicologiche impegnative come quella di non poter tornare in forma accettabile se non dopo un mese dalla donazione, quindi a convivere con una condizione atletica non al top per un certo periodo di tempo (all’incirca un mese).
Capiscono la diffidenza e l’esitazione di molti che non si sottopongono alla tipizzazione ed alla successiva donazione perché, in genere, la gente è poco informata e, spesso, fa confusione tra donazione di midollo osseo e spinale mentre altre volte ritengono prevalga lo scetticismo, l’esitazione per cui si preferisce dare un po’ di denaro piuttosto che una parte di sé stessi.
Va detto, comunque per informazione di tutti, che oggi i prelievi avvengono
tramite cellule staminali, un sistema poco invasivo e, recentemente per realizzare
la tipizzazione si può anche adottare un metodo basato sull’esame del dna della saliva che può essere effettuato ovunque senza recarsi presso presidi ospedalieri.

Come vengono supportati, percepiti questi donatori da amici, parenti, comunità locali?

In un caso, anche con qualche perplessità in famiglia, senza peraltro giungere a contrasti, così come si confessa come sia difficile avere amici tipizzati, pronti al
possibile dono anche se, tutti, nei loro confronti non mancano di esprimere stima.
Entrambi non pensano di perdere qualcosa di sé stessi donando quanto piuttosto
di “acquistare qualcosa”, aiutando il prossimo nella sofferenza.

Il momento del dono. Cosa si prova al momento del dono effettivo?

Entrambi esitano. Capisco di aver chiesto qualcosa di troppo personale, di aver
violato l’intimo psicologico di ciascuno di loro, e, quasi vorrei cancellare la
domanda. Poi, dopo un attimo di esitazione, mi viene fornita una meravigliosa
sintesi: “essere trasmettitori di una reale speranza a chi si trova nel buio della vita, a chiunque di qualunque etnia, religione, fede politica, ad esseri che siano vicini o
lontani in termini geografici”.
Alla fine mi occupo di Davide, il giovane ragazzo che ha ricevuto il midollo osseo
da una persona che non potrà mai conoscere né ringraziare, chiedendogli, con
qualche imbarazzo e cautela, cosa ha provato quando si è accorto di essere colpito
da una malattia così grave.
E’ lui stesso a farmi trovare a mio agio con un sorriso convincente sebbene contenuto: “mi è crollato il mondo addosso, un peso immenso” poi, lentamente, si
è accesa la speranza quando mi è stato comunicato che era stata trovata una
persona compatibile con il mio DNA, una ragazza tedesca distante migliaia di
chilometri da Villar Perosa:

“Quando mi trovavo in una certa stanza d’ospedale accanto ad altri compagni di
sventura l’ho visualizzata come un Angelo che veniva a salvarmi”.

Come vivi a cinque anni dalla donazione?

“Normalmente direi, riesco a praticare sport calcio nella categoria Juniores in una
squadra locale della Valle Chisone (Il Pinasca) anche se dopo un po’ mi sento
leggermente affaticato e non nel pieno delle forze. Amo la bicicletta anche se ho
poco tempo per farmi qualche giretto. Sono circondato dall’affetto di amici che
non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno morale e, poi, questa
associazione è come una seconda famiglia per cui mi trovo bene all’interno. Posso
dirlo: l’ambiente civilissimo che mi circonda mi è di grande aiuto”.

Qui termina questo incontro e resoconto un po’ fuori dalle righe sportive ma entro le medesime per via di questi tre persone davvero straordinarie che in un pomeriggio di Maggio ho avuto la possibilità d’incontrare e conoscere e farVi conoscere. Posso dire che mi hanno tutti colpito per l’apertura mentale, per il modo semplice ed essenziale di vivere, per la loro eccezionale sensibilità verso “l’altro”, per chi soffre.
Una bella lezione di vita: Grazie a Voi.


Notazioni tecniche per comprendere i temi trattati nell’incontro.
Definizione di Tipizzazione:
Esame che permette di identificare le caratteristiche antigeniche proprie del sistema immunitario che determinano la compatibilità fra un donatore e un ricevente. I risultati delle analisi verranno poi inseriti in un archivio elettronico gestito a livello regionale e a livello nazionale. In seguito, al riscontro di una prima compatibilità con un paziente, il donatore sarà chiamato a ulteriori accertamenti, per definire ancora meglio il livello di compatibilità e se questa risulterà idonea, verrà effettuata la donazione.
Possibilità di donazione:
Il prelievo delle cellule staminali emopoietiche può essere effettuato con due procedure, la scelta dipende dalle indicazioni del trapiantologo, in base alle necessità del paziente e dalla disponibilità del donatore alla tipologia richiesta.
La prima modalità di donazione è quella più “antica”, consistente cioè nel prelievo
di midollo osseo (CSE midollari) dalle creste iliache posteriori e richiede la spedalizzazione del volontario. Il prelievo avviene nel più vicino centro autorizzato, in anestesia generale o epidurale, con un intervento della durata media di circa 45
minuti.
La seconda modalità è la donazione di CSE con prelievo da sangue periferico dopo
stimolazione con fattori di crescita ematopoietici, che permettono di rendere più
rapida la crescita delle cellule staminali e di facilitarne il passaggio dalle ossa al
sangue.
Condizioni per iscriversi come potenziali donatori:
Per candidarsi alla donazione occorre avere età compresa tra i 18 anni (per motivi
legali) e preferibilmente i 35/40 anni, avere un peso corporeo superiore ai 50 kg,
non essere a affetto da malattie del sangue, da malattie croniche gravi o da altri
gravi forme infettive. La disponibilità del donatore resta valida fino al
raggiungimento dei 55 anni (per motivi clinici).
Il donatore di CSE è uno dei pochi donatori che, una volta chiamato a rispondere
della propria disponibilità, ha la consapevolezza di poter contribuire al tentativo di
salvare la vita di un individuo e, spesso, di un bambino.

Dove si possono avere informazioni:
Presso la sede dell’ADMO Federazione Italiana Onlus, tel 02-39000855, oppure visitando il sito www.admo.it